Il punto di contatto tra aziende mondo del lavoro

Iscriviti e scopri migliaia di offerte di lavoro

a

#JobCafè WITH Daniela Toccafondi

da | Mar 8, 2021 | La Bussola | 0 commenti

In occasione dell’8 marzo non abbiamo voluto fare grandi manifestazioni o esternazioni, a nostro avviso questo è il tempo dell’ascolto e della ricerca di soluzioni. E noi abbiamo ascoltato, sui temi che riguardano ognuna di noi oggi, la voce autorevole di Daniela Toccafondi, docente universitaria e Presidente del PIN, Polo Universitario della città di Prato, e che in passato ha ricoperto il ruolo di Assessore alla Semplificazione e alle Politiche economiche e per il lavoro del Comune di Prato. È una voce forte, precisa, concreta.

Mi parli del ruolo della donna in questo preciso momento storico fra lavoro e università?

Il ruolo della donna è da sempre importantissimo e primario da ogni punto di vista, il problema è che non viene riconosciuto. Prendiamo, ad esempio, questo momento di pandemia in cui le situazioni familiari sono complesse. Le donne sono il baricentro di tutti i nuovi assetti sia familiari sia lavorativi per cui hanno un ruolo ormai insostituibile di un elevato valore, però quasi mai questo ruolo viene riconosciuto appieno. Basta pensare che a parità di mansioni fra uomo e donna il divario salariale è ancora molto significativo, questo vuol dire che non viene riconosciuto appieno l’apporto delle donne sul luogo di lavoro, quindi direi che c’è molto da fare.

Secondo te c’è anche una responsabilità della donna nel proporsi al mondo del lavoro?

Questo non lo so, vengo da una zona, la Toscana, che ha una tradizione etrusca di società matriarcale, quindi abbiamo una situazione migliore rispetto ad altre parti d’Italia. Devo dire, tuttavia, che non ho neanche mai apprezzato totalmente certe scelte di valorizzare politicamente il ruolo della donna. Per esempio, trovo che le quote rosa siano un minus, perché sono convinta che le persone dovrebbero essere chiamate per merito e fintantoché non ci si pone su un discorso di meritocrazia non si arriva neanche a sfondare questa differenziazione tra uomo e donne. Sono però convinta che le donne possiedano qualche capacità in più, perché riescono a gestire meglio situazioni multitasking. Insegno all’Università da 23 anni e vedo tutti gli anni nella compagine degli studenti che si affaccia al mio corso che ci sono molte studentesse fra le persone più reattive, più propositive, più capaci di trovare soluzioni, di immaginare con creatività qualcosa di nuovo. Credo che ci sia un grande merito nella parte femminile della società, ma che tuttavia non venga riconosciuto. Insomma non vorrei porre l’accento su uomo o donna, ma sul riconoscimento del merito di essere all’altezza di un ruolo, di una funzione di un compito.

Parliamo della violenza sulle donne, sono aumentati tantissimo i femminicidi e, ovviamente, il Covid non ha giovato.

Questo è un aspetto che mi fa particolarmente male per tanti motivi, anche perché, purtroppo, ho avuto una cara amica che se n’è andata in conseguenza di questo e ho vissuto personalmente una sofferenza profonda. Lo trovo inaccettabile e ringrazio chi si spende e dà il suo contributo; ci sono tantissime associazioni di volontariato che aiutano le donne in situazioni di violenza con tante persone coinvolte. Esistono luoghi al mondo dove questo terzo settore non è autorizzato né organizzato e ritengo di vivere in un luogo fortunato, perché ci sono paesi un po’ più arretrati dove le violenze rimangono solo fra le mura domestiche. Tuttavia, non dobbiamo sottovalutare anche il tema del bullismo fra le ragazzine, la violenza non è solo sessista. Oggigiorno ci sono anche delle situazioni psicologicamente ribaltate. È la logica della sopraffazione che è sbagliata. Si devono affrontare le cose sulla ragionevolezza e sul dialogo, è questo l’avanzamento culturale che bisognerebbe promuovere un po’ in tutti i paesi, soprattutto in quelli più avanzati. Fino a che non si arriva alla capacità del dialogo e del confronto con un balzo culturale credo che ci sia poco da fare. Personalmente, vorrei fare di più.

Ci sono delle ricerche secondo cui le donne, anche le più indipendenti, delegano la gestione del denaro agli uomini, secondo te, se le donne avessero maggiore indipendenza economica, maggiore capacità di gestire il proprio denaro, le cose sarebbero migliori?

Non so se questo sia un elemento che può facilitare, perché a volte le donne quando hanno una maggiore libertà, sono più spavalde, hanno più voglia di affermazione nell’ambito di una coppia, di una famiglia e questo può portare a delle incomprensioni. Non è semplice per la donna che lavora e che trova la sua collocazione nella società, poi riportare degli equilibri interni in famiglia. Ripeto: non so se questo, in qualche modo, possa incidere, ma credo, per certo, che le donne debbano essere autosufficienti sempre, in qualunque caso, devono avere le loro entrate economiche. Pensa a che cosa ha fatto Yunus per far avanzare la libertà economica delle donne con la realizzazione delle cooperative: ha prodotto uno sviluppo economico pazzesco, legato a un’economia di stampo molto tradizionale. Ha valorizzato le donne, ha pensato a un modello diverso in una società con un’economia tradizionalissima. Questo è ciò che si dovrebbe fare anche nelle società avanzate. Soprattutto adesso che con la digitalizzazione tutto sta cambiando, si deve pensare a modi diversi, alternativi per poter dare a tutti la possibilità di riscattarsi, avere il proprio posto nella società.

Che consigli daresti alle giovani donne che si affacciano al mondo del lavoro?

Direi loro quello che dico a mia figlia: “sii te stessa” perché credo che ci sia un luogo adatto, un posto, una casa per tutte le ambizioni, per tutte le capacità, per tutte le idee, per tutti i sogni delle donne. Basta solo trovare il posto da sole. Non si deve far finta di essere altro, perché far finta non porta da nessuna parte. La sincerità nell’essere dà risultati anche nella crescita dell’avere. “Troverai la tua collocazione sono sicura. Adesso trova il coraggio. Trova il coraggio dentro di te perché ce l’hai”.

Comunicazione QJ