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#JobCafè WITH Elisabetta Cianfanelli

da | Gen 11, 2021 | La Bussola | 0 commenti

Il 10 dicembre scorso è stato presentato sia on line, sia in presenza un cortometraggio in animazione 3D Metamorphic Fashion Design, e presenta, in linea con i tempi, collezioni moda in cui spazi, luoghi, ambienti, personaggi, prodotti e abiti sono realizzati completamente in digitale dagli studenti di Fashion Democracy, del corso di Laurea Magistrale in Fashion System Design di UNIFI.

Un interessante esperimento di cui parliamo con Elisabetta Cianfanelli, Docente del corso, affascinata da sempre dal mondo della ricerca, ma soprattutto dalle nuove forme di progettazione nel mondo del design

 

Il corto “Metamorphic” è molto innovativo, come è nata l’idea e soprattutto perché?

Nasce dal 4 marzo del 2020 quando hanno chiuso le aule didattiche per COVID e abbiamo compreso che dovevamo ridefinire i programmi dei nostri corsi. Dovevamo riformulare anche Fashion Democracy, il corso ideato in stretta collaborazione con le aziende di Prato che lavorano da molti anni sull’economia circolare. Abbiamo cercato di trasformare il lockdown in un’opportunità di innovazione. È stato un momento molto importante anche perché ci siamo resi conto, come corpo docente, che le nostre conoscenze erano state quasi spazzate via da questa calamità. Abbiamo dovuto studiare e lavorare insieme ai nostri ragazzi su una piattaforma, dove abbiamo invitato di volta in volta specialisti a collaborare con noi. Il tema nasce dalla consapevolezza che siamo nell’era della trasformazione digitale e che da questo non saremmo tornati indietro. Ci siamo, quindi, posti il problema di quale contributo noi designer potevamo dare e quale tipo di figure professionali dovevamo formare per questa trasformazione.

Questo esperimento come può aiutare i ragazzi a trovare lavoro, qual è il valore aggiunto?

L’evoluzione di questo video è la creazione di una vetrina digitale per il sistema del Made In Italy. Tutto quello che si vede nel video è stato progettato ed è realizzabile, è una grande vetrina emozionale, dalla quale si può anche ordinare, acquistare direttamente il prodotto. Questo è il valore aggiunto che il design può dare: creare un’emozione e su questa emozione rendere possibile l’acquisto.

In tutto questo i ragazzi come hanno reagito?

I ragazzi all’inizio, come tutti noi, erano disperati, sconvolti, poi via via hanno capito che questa era una grande opportunità. Le aziende della moda globale ormai da anni lavorano su piattaforma con gli uffici sparsi in tutto il mondo. Era una grande opportunità per imparare a lavorare su piattaforma, nei team a distanza e i nostri ragazzi hanno lavorato tutti in team e a distanza. Si sono create delle grandi relazioni anche delle nuove amicizie. La piattaforma è diventata un ecosistema aperto di condivisione e di confronto che ha portato ad un processo automatico di innovazione e di arricchimento in real time. Cresci e non lo sai.

Che consigli daresti ai giovani che vogliono intraprendere un’attività legata alla moda, al prodotto?

Consiglierei di cercare delle scuole dove si insegna la parte del progetto, ma si insegnano anche le tecnologie digitali. Oggi non possiamo, in questo settore, formare delle risorse umane che non abbiano reali competenze tecnologiche. Stiamo assistendo a una rivoluzione. Fino a qualche anno fa c’erano i software dedicati ad ogni singolo settore merceologico. Oggi non è più così, i software sono diventati orizzontali: si può usare lo stesso software per progettare sia oggetti di architettura, sia il tacco di una scarpa, sia il componente meccanico di un motore. Se vogliamo essere progettisti è necessaria la conoscenza della tecnologia.

Che profili professionali escono dal corso di laurea In Fashion System Design?

Escono i progettisti manager, che possono essere dedicati all’aspetto industriale o alla comunicazione. In sintesi, lo sviluppatore di prodotto, ottimizzatore di tempi e fasi del prodotto fino alla vendita e il comunicatore che ha conoscenza di tutti i canali e di come si pongono in relazione l‘uno con l’altro. E proprio per formare queste nuove figure di comunicatori omnichannel abbiamo al nostro interno un laboratorio dedicato.

Comunicazione QJ